D. Ogni secondo sette biliardi di neuroni sono
in relazione per mantenere in vita ogni individuo! La terra è attraversata da
particelle che vengono dal sole (neutrini)! Gli scienziati ci dicono che tutto
è relazione, tutto è collegato, i saggi ci dicono: “tu
sei Quello”. Allora cos’è la relazione per voi? D.C.: Intrattengo una relazione intima e privilegiata con la mia amica
“relazione”! Essa mi insegna giorno e notte i segreti
della sua umanità…(risa). Il processo misterioso della relazione è la nuova
sfida proposta alla specie umana. Malgrado internet, siamo all’età della pietra
della comunicazione, però la vita ci obbliga a
incontrarci e a vivere insieme. L’arte della relazione si costruisce nella spontaneità di
ogni istante: è essere coscienti che ogni avvenimento che si presenta
nella vita, qui e ora, è un’opportunità di scoprire la soluzione
dell’esistenza; è osservare per conoscere e riconoscersi diventando lucido
sulle leggi naturali della vita. D: Allora come vivere insieme e come fare consciamente la pace. D.C.: Vivere in pace è uno stato naturale al quale ogni uomo aspira. Non
siamo fatti per vivere incubi relazionali: non saper amare o non essere amati.
La pace con gli altri e in sé passa per una relazione autentica senza l’obbligo
delle lagrime… Noi dobbiamo contattare l’intimità del nostro essere profondo
per sentire pienamente ciò che siamo veramente e fare
la pace in noi. Pensare che possiamo come individui cambiare la nostra
relazione con l’altro senza chiarirci interiormente è una dolce illusione, e
rispettare l’altro, quando dentro di noi c’è la tempesta, un’utopia romantica. Questo non ci lascerà che un senso di colpa, d’egoismo e d’impotenza di
non poter far nulla nella
realtà.! La sola pace sulla quale possiamo avere un’influenza reale immediata è quella che siamo capaci di generare all’interno
della nostra mente. La nostra responsabilità è d’essere “chiaroveggenti” su ciò che accade
nel nostro giardino interiore in relazione con il giardino dell’altro: l’arte
della relazione si coltiva, la pace relazionale non discende appesa a un
paracadute: viene da noi. La ragione per la quale qualifico quella relazione
misteriosa, è che la relazione non è una cosa innata,
ma un principio d’apprendimento dissimulato, da reinventare,
che contiene il piacere della scoperta.
Passare dalla relazione istintiva alla comunicazione cosciente. D.C.:Quando due persone si incontrano, che lo vogliano o no, si scambiano
una serie d’informazioni coscienti e inconsce che determinano il loro
comportamento e il loro giudizio. La risposta immediata a quella
interazione è una abitudine comportamentale istintiva: o vi sentite
semplici, naturali, o vi svalutate per rinuncia o seducete per compensazione.
Siete relativi ma non reali! Allora possiamo finirla con la manipolazione
e non voler cambiare gli altri mantenendo i nostri meccanismi di resistenza al
cambiamento. Vogliamo aprirci alla comunicazione cosciente? D. Si ma come fare? D.C.; Fuggire su un isola deserta (risa)…o fare della relazione
un’opportunità di crescita reciproca dove l’altro sarà la soluzione di un nuovo
apprendimento. Prima, la
parola relazione era sinonimo di “ho paura del legame, vorrei condividere ma ho
paura degli altri, mi sento separato dalle cose, sento la perdita del legame ontologico, la mia vita non ha
senso, devo cercare qualcuno che mi dia amore, che mi rassicuri perché in me
vivono il dono e l’abbandono, l’amore e la lotta, la speranza e la
rassegnazione, la gioia e la tristezza, il coraggio e la vigliaccheria, la
verità e la menzogna, etc.. Riassumendo: se non mi conosco, non posso comprendere il mondo. D: Allora in tutti quegli interrogativi e quelle incertezze avete trovato una guida? D.C.: La prima guida è la vita comune che si presenta nell’incontro con il
tutto, famiglia, amici, natura. Ho anche incontrato dei saggi che mi hanno
aiutato a ritrovare la mia vera natura. Prima di iniziare il processo del
risveglio, ero robusto! Progettavo il mio ego, le mie
illusioni, le mie credenze, le mie opinioni, le mie certezze, le mie paure
senza saperlo…(risa). Ero istintivo, non cosciente dei miei modelli automatici
reattivi automatici. Ero nel mio guscio e lo proteggevo… Proteggevo la mia
immagine di me piuttosto che
la mia natura essenziale. L’incontro con un saggio vero fa crescere, è sconvolgente per il riconoscimento del
vero. Il saggio è senza concessioni. Non riduce l’esigenza del vero a un conforto… Conduce l’allievo verso l’autoreferenza. Il saggio non è né selvaggio, né domestico, possiede la pedagogia
dell’amore come l’onniscienza! Tutto ciò che non è vero è bandito. D: L’onniscienza della relazione è conoscere tutto? D.C.: Il saggio conosce le strategie dell’errore, le
impasse dorate, le sirene mentali. Non è vittima delle trascendenze illusorie e
del confort dei fantasmi mentali. Discriminando con la sua intuizione viva,
diffida delle spiegazioni delle scienze provvisorie, non è uno sciacallo che si
pasce dei resti dei concetti pensati dagli altri; è vivo, deciso, benevolo,
sorprendente. Lucido, suscita l’interrogazione creativa, veglia su “non so”,
non è un ignorante, conosce le differenti vie che portano in cima e quelle per
discenderne. Lui non ci rimane, lui è il movimento
della via, non lo scopo. Conosce le tappe ma non ci
s’ingrassa, è onnisciente delle pratiche che permettono il ritorno al vero, ma
conosce anche le pratiche dell’errore, gli ha consacrato molto tempo! (risa) La comunicazione cosciente è un movimento tra due esseri desiderosi di
creare un ponte tra due rive. Essa è ciò che unisce gli individui come il
silenzio lega le parole. D: Se, all’inizio, il nostro punto di vista non può che essere relativo,
allora come si comprende? D.C.: Comprendere l’altro rivela un’intenzione di legarsi perché l’istante
vissuto insieme sia unico e singolo, commozione della relazione dove non manca
niente. Comprendere l’altro, creare il movimento dell’uno verso l’altro, come il
gesto di tendere la mano e dirsi “buongiorno” mi permette di verificare se l’ho compreso. Comprendere l’altro è arricchirmi del suo punto
di vista, essere capace di dargli tutte le possibilità d’esistere nella sua
differenza; ingrandire il suo mondo interiore è
un’intenzione di comunicare, un gesto da fare in sé. D: Allora la comunicazione cosciente passa per la delicatezza del cuore,
è un’intenzione volontaria a comprendersi reciprocamente? D.C.: Si, quando l’uomo è capace di contattare semplicemente la corrente
creatrice disponibile in ogni momento, tutto diventa semplice e continuamente
nuovo: si fonde naturalmente nel suo ambiente; la mente e il cuore non si
oppongono più, non si crea più entropia nella relazione con se stesso e gli
altri. Comprendente
il movimento del proprio pensiero, diventa lucido, calmo, semplice e realista.
Osserva e sa ascoltare come un bambino ricettivo e aperto. Il passaggio della resurrezione D.C.: Per vivere quella realtà universale della relazione cosciente, devo
conoscermi e riconoscere il passaggio tra “sono isolato” e “sono gloriosamente
solo”. In quel passaggio la maschera dell’isolamento, della rottura e
dell’esilio cade. Che l’autore giochi il ruolo di chi
è isolato, limitato, perso, senza amore, o il ruolo del narcisistico,
dell’orgoglioso o del vanitoso, tutte le maschere si fondono nella bellezza
dell’Essere originale. E’ il passaggio della resurrezione. Ritrovato il
movimento dell’uno verso l’altro, il punto di vista della relatività è lasciato
a profitto d’una nuova energia, quella di vivere il
gioco dell’istante presente, gioco della parentela singola e universale. Comprendere questo ci dà la possibilità di non cadere nell’obiettività
mentale: “ha torto, ho ragione, sono vittima del
parere degli altri”. Riconoscere quella non-dualità mi fa capire che, se sono infelice o
sconfortato, l’altro non è mai la vera causa. L’altro mi segnala che esco dalla
pace, non mi fa la guerra… D: Oggi siete psico-gerontologo, insegnate
scienze della comunicazione; come vivete la relazione con gli studenti che non
conoscono il vostro passato di ricercatore dell’essenziale! D.C.: Comunicare con loro mi dà molta soddisfazione e pienezza. Stabile in
un silenzio interiore, mi sento pienamente allievo della mia amica “Relazione” . Con gli studenti e gli amici continuo a imparare
l’unità con ogni persona. La coscienza della percezione d’unicità dà un
sentimento di condivisione
pedagogica, di fiducia e di stupore. Sentirsi vicino, simile,
umano è un sentimento sottile di gratitudine e di luminosità infinita. Vivere
il miracolo della vita è un’emozione di pura gioia dove tutto diviene sacro. Siamo
tutti il movimento della relazione che “si impara” a
essere relazione cosciente… A ogni incontro, per un mistero inaudito, la
soluzione arriva, imprevista e sempre nuova. E’ come se la libertà si liberasse
seminando un sentimento di apertura trasmissibile. La
persona si distende e diviene aperta a un nuovo
processo di trasformazione psicologica e spirituale: l’amore incondizionato va a scovare il Vero e
l’Autentico sotto le maschere della personalità. La saggezza nascosta in ogni
essere si dispiega in un processo attivo di lasciar andare. Ci conduce vicino a un luogo che ci ha visto nascere e ci vedrà morire:
migrazione senza tempo, senza perché né come… Così il ponte della relazione si
dispiega, l’arco dell’alleanza si costruisce. Quella forza creatrice trapassa tutte le sofferenze
mentali, le dissolve. Stabili in quel silenzio interiore, pienamente in
unità, condividiamo un sentimento indicibile di
fiducia che ci arricchisce reciprocamente. E’ come se la persona si dicesse “qualcuno
mi ascolta, mi riconosce e mi ama, qualcuno finalmente condivide ciò che sono”. Allora diventa più
aperta al processo di cambiamento. E’ stupefacente constatare come le situazioni che
sembravano irrimediabili si trasformino in correnti fluide e chiare in chi è
ascoltato. L’intelligenza viva e universale si mette in opera. Sorta dal
silenzio d’eternità quell’energia pura d’amore
disegna e mette musica nelle nostre parole. Centrato nel silenzio immutabile, il movimento dell’uno all’altro si interconnette veramente. La
relazione cosciente ci conduce e ci unisce alla semplicità gioiosa. In quello spazio relazionale
si semina l’alleanza dell’uomo liberato dalle sue illusioni, dalle sue paure e dai suoi fantasmi. - Libero
d’essere silenzioso ascoltando l’altro senza giudizio. - Libero
di dire sinceramente con delicatezza ma senza compromessi. - Libero
di dialogare in una dinamica relazionale nuova nella quale l’altro diventa così
la soluzione. - Libero
dai condizionamenti, dalle reazioni inconsce, dall’egocentrismo. - Libero
di riconoscere i nostri bisogni fondamentali. - Libero
di desiderare ciò che vuole la vita. D: Avete l’impressione che le persone oggi accedano
a più coscienza? D.C.: Al di là delle apparenze e del messaggio immediato, la gloria
universale, misteriosa e nascosta si dispiega. Un’intima comunione si crea
sempre più nello scambio delle parole e delle idee: la diversità degli esseri
si fonda nell’unità. E’ uno star bene sentirsi a contatto con ciò che
universalmente è,
sé e vero. Come l’appuntamento dei raggi del sole con le vetrine delle
cattedrali, c’e
della luce, della bellezza e del sacro in ogni incontro. Esso serve da
rivelatore delle leggi dell’animo umano, offre l’opportunità di accedere al dono nascosto, all’ordine impensabile del
mistero che riunisce l’uomo, la terra e l’universo in un tutto. “Per questa
comprensione semplice e gioiosa sono uscito dalla mia solitudine per diventare
un Nuovo essere umano.” Un’analogia religiosa. D.C.: Solo Dio parla all’inizio (risa). Non c’è un canto d’uccello che non sia Lui… Lui
è il creatore di tutti i suoni e di tutti gli esseri. Quando due umani parlano, è Dio che dialoga… Se gli uomini lo dimenticano la sua
parola unica diventa due parole, due me, due corpi. La separazione è confermata, la
relazione duale diventa una vera menzogna…, il bene e il male, la verità e il
falso, ecc. Da quell’istante gli uomini parlano di
separazione come d’una evidenza astratta logica e mentale. In realtà spiegano e
premeditano la separazione con il divino.
In realtà restano all’interno della menzogna per un “pensiero-sirena”: “So
che ciò che penso è vero, sono un ricercatore perduto!” Quella presunzione di colpa dovrà passare dal setaccio della gioiosa
modestia… sono immacolato e la mia presenza stupefatta
è prima del bene e del male. Sono il verbo creatore prima della torre di
Babele, prima delle lingue umane. Sono umilmente Dio prima
di diventare due… Sono onnipresente, qui, lucido e meravigliato del legame con
“sono tutto, sono quello, infinito, continuamente…” Fa’ come l’uccello. D.C.: Per riassumere la pedagogia relazionale del viaggio da qui a qui,
prendiamo l’analogia dell’uccello! -
All’inizio della vita terrena sono un
uccello chiuso nel mio guscio, non so di essere un uccello e che c’è un fuori! Vivo totalmente nel mio mondo interiore dipendendo dai processi
ereditari e automatici della trasmissione della specie. -
In seguito percepisco il mio guscio, ne esco e imparo a vivere la mia vita seguendo il modello
culturale e familiare. Mi rendo conto di essere in una gabbia! E’ la via
psicologica. -
L’uccello trova la
porta della gabbia, è già aperta! Vola nei dintorni ma
ritorna al nido! (abitudine al conosciuto e a essere
prigioniero). Inizio della ricerca spirituale. -
L’uccello diventa il volo non è più
identificato a un oggetto o a una cosa; è l’intelligenza della via spirituale,
diventa il processo vivente, il gesto di Dio, la relazione tra Dio e la sua
creatura…David Ciussi
Io sono, tu sei , noi
siamo…in relazione con il tutto e tutti gli altri
3ème Millénaire n.80 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini